Noi che abbiamo deciso di opporci al progetto di fusione veniamo spesso accusati di alimentare paure irrazionali, o di non essere in grado di dimostrare in modo concreto le nostre argomentazioni.

Eppure i dati che citiamo sono tutt’altro che irrazionali.

Il sito della Regione Emilia-Romagna mette a disposizione i bilanci dei Comuni emiliani ed elabora una serie di tabelle confrontando spese ed entrate per fascia demografica. Si tratta di dati che dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che la burocrazia del Comune fuso sarebbe più costosa di quella attuale. E che resterebbero meno risorse per servizi ai cittadini.

I bilanci sono aggiornati al 2017 e si riferiscono al 99% dei Comuni emiliano-romagnoli: lo ripeto, anche per rispondere a sindaci e vice sindaci evidentemente poco informati, che snobbano le nostre osservazioni dicendo che un certo andamento delle spese correnti si riferisce solo alle regioni del Sud, o magari ad anni passati. Niente di tutto questo: parliamo di Emilia-Romagna e del 2017.

Il sito dove chiunque (anche i sindaci…) può consultare i dati è questo:

http://sasweb.regione.emilia-romagna.it/SASFinanzaTerritorio/pagine/comuni/IndexARM.jsp

Cominciamo con le spese correnti: attualmente Castenaso e Granarolo sono situate nella fascia demografica fra 10.000 e 20.000 abitanti, dove ogni cittadino spende 787 euro all’anno per mantenere il proprio Comune. La fusione ci trasformerebbe in un Comune da 27.000 abitanti, portandoci alla fascia superiore e costringendo presumibilmente ogni cittadino a spenderne 908, il 15% in più. Anche gli investimenti passerebbero da 122 a 142, il 16% in più; ma in valore assoluto si tratta di una cifra inferiore.

Ampiezze Spesa corrente (pro capite) Spesa per investimenti (pro capite)
0-2000 1.056 278
2001 – 3000 880 181
3001 – 5000 822 158
5001 – 10000 731 120
10001 – 20000 787 122
20001 – 50000 908 142
50001 – 999999 1.039 161
TOTALE 910 146

A questo punto sorge la domanda: i soldi spesi in più sono un bene o un male? Sono un costo improduttivo o vengono utilizzati per il benessere dei cittadini?

Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto la prossima tabella:

Ampiezze Affari generali Istruz.e cultura Svil.economico Territorio Settore sociale Operaz.Finanziarie
0-2000 427 116 51 353 95 14
2001 – 3000 313 127 27 299 98 16
3001 – 5000 284 142 37 242 108 8
5001 – 10000 249 130 18 212 117 4
10001 – 20000 232 156 39 223 131 6
20001 – 50000 297 159 35 261 148 8
50001 – 999999 279 219 22 292 221 5
TOTALE 270 178 28 260 168 6

L’aumento più rilevante è quello della colonna “Affari generali”, le spese di funzionamento della “macchina comunale”; insomma la burocrazia. Si passa da 232 a 297 euro per abitante, con un aumento del 28%. Anche le altre colonne aumentano: si dà per scontato che un aumento di spesa in queste colonne rappresenti, a differenza degli Affari generali, un miglioramento nei servizi (biblioteche, piste ciclabili, assistenza, ecc.). Ma gli aumenti sono meno marcati: 17% per la salvaguardia del territorio, 13% nel settore sociale. Insomma si spende di più, ma soprattutto in burocrazia.

Ed i soldi da dove arriverebbero? Da noi contribuenti. Ecco l’ultima tabella, che mostra come aumenterebbero le imposte.

Ampiezze Pressione Tributaria (pro capite)
0-2000 833
2001 – 3000 723
3001 – 5000 624
5001 – 10000 599
10001 – 20000 633
20001 – 50000 741
50001 – 999999 792
TOTALE 714

Passando dalla fascia 10.000 – 20.000 a quella 20.000 – 50.000 la pressione tributaria a carico di ogni cittadino aumenta del 17%. In pratica i Comuni di quelle dimensioni spendono di più, soprattutto in burocrazia, ed il maggior costo viene finanziato con un aumento delle imposte a carico dei cittadini. Altro che maggiori risorse per servizi ed investimenti…sarebbe l’esatto contrario! E se proprio volessimo aumentare le imposte, facendo un’ipotesi estrema, converrebbe aumentarle oggi, senza fusione. Potremmo destinare quasi tutte le maggiori entrate a servizi ed investimenti, senza essere costretti a mantenere una macchina burocratica più pesante.

Buon voto a tutti.

A proposito, ricordo l’importanza di andare alle urne: chi vota decide, chi non vota lascia che gli altri decidano per lui.

PS: un ringraziamento all’amico Simone Rimondi, consigliere di Valsamoggia, che mi ha dato suggerimenti utili per questo articolo.