Alla cortese attenzione del  Presidente della Regione Emilia Romagna                            raccomandata a.r.

 

 

E per conoscenza:                           Presidente dell’Assemblea Legislativa

Gruppi Assembleari regionali

Sindaco e Gruppi Consiliari Castenaso

Sindaco  e Gruppi Consiliari Granarolo dell’Emilia

Organi di informazione

Organizzazioni sindacali, di categoria e del volontariato

Pregiatissimo Presidente Bonaccini

a scriverle è lo stesso Comitato per il NO che in data  12 marzo u.s.  chiese di incontrare lei o suoi delegati per illustrare tutte le motivazioni che consigliavano di interrompere i processi di fusione tra comuni senza peraltro ottenere riscontro alcuno.

Eccoci di nuovo a rappresentarle, a poche settimane dalla data del previsto referendum sulla unificazione di Castenaso con Granarolo dell’ Emilia, il quadro politico in cui avverrebbe questa votazione  se non si provvedesse a una sospensione. Ci rivolgiamo a lei non solo in quanto Primo Amministratore della Regione ma anche perché esponente di spicco del PD, tanto che si dà per certa la sua candidatura alla segreteria nazionale  a fronte dei possibili mutamenti di maggioranza in Emilia Romagna dopo le elezioni di primavera.

Premettiamo  che il  nostro comitato  comprende elettori di pressoché tutti i gruppi politici, compreso alcuni Democratici, che si sono trovati insieme dalla stessa parte come succede quando si pongono i cittadini di fronte alla necessità di scegliere tra un SI’ e un NO. Premettiamo anche che non abbiamo nulla di pregiudiziale nei confronti del PD o del Sindaco Sermenghi che per la  sua opera di smantellamento del partito ( solo per quella!) trova anzi  apprezzamento da parte dei  nostri compagni di strada del centrodestra.

E tuttavia a questo punto riteniamo che quanto riportato dai giornali in questi giorni a proposito del Sindaco di Castenaso e del circolo locale del partito  costituisca la cartina di tornasole di come la decisione di unificare due municipalità già di dimensioni ottimali e che non hanno pressoché nulla in comune, a parte un termovalorizzatore al confine, sia dettata da motivazioni ben diverse da quelle “ufficiali” e che di certo nulla hanno a che fare con il benessere dei cittadini.

La clamorosa rottura tra Stefano Sermenghi e il PD è avvenuta sulla base non solo di  sue personali questioni con Renzi e con altri capipartito  ma con il pretesto che il  PD regionale ha messo nero su bianco che se dalle urne referendarie uscisse il NO in un solo comune il processo di fusione verrebbe arrestato. Ovvero proprio quello che, nel corso di pubbliche assemblee, lo stesso Sermenghi (come pure la collega di Granarolo) si era impegnato a rispettare anche in assenza di una previsione regolamentare.

Di fronte a una rottura col PD così maldestramente giustificata cosa fa il locale circolo di Castenaso? Gli riconferma la fiducia sostenendo che sarebbe un ottimo Primo Cittadino per il nuovo comune unificato.

Ma davvero si pensa che gli abitanti di Castenaso e Granarolo debbano sobbarcarsi una fusione per assicurare un po’ di visibilità nei prossimi mesi al Signor Sermenghi, in attesa che possa dare l’assalto al Comune di Bologna  per sottrarlo proprio al Pd, dopo essersi imbarcato in  una qualche improbabile lista civica?

Che a questo oramai si è ridotta ad essere la fusione oltre al tentativo di creare una nuova aggregazione urbana  vocata a una espansione edilizia  incontrollata, con selvaggio consumo di suolo agricolo, attitudine della quale per altro il Comune di Granarolo è già indiscusso campione. Non a caso Sermenghi ha sostenuto, in uno dei suoi tanti sermoni, che chi è contrario alla fusione è un “egoista” perché non vuole altre abitazioni e altri abitanti nel suo paese.

Esponenti del suo partito hanno di recente mostrato sintomi di ravvedimento sui processi di fusione che, secondo loro, dovrebbero nascere e svilupparsi solo su impulso dei cittadini e non discendere da  verticistiche decisioni calate dall’ alto.

Che dire allora di questa idea di fondere Castenaso e Granarolo avviata sulla base di un progetto di fattibilità che poteva considerarsi al più una discreta fotografia dell’ esistente, senza nessuna vera definizione dell’assetto futuro della macchina comunale e di tutto ciò che ruota attorno a un processo come questo, compresi gli effetti sulla vita dei cittadini?

E di un progetto che a poche settimane dal 7 ottobre non contempla un minimo disegno organizzativo, una prefigurazione di dimensioni di obiettivo, un’ evidenziazione di efficientamenti ricercati ma lascia tutto alle imprecisate future decisioni di chi sarà eletto alla guida del nuovo comune? E intanto una propaganda invasiva e a senso unico, culminata con  una edizione monografica del periodico comunale dedicata al SI’ dalla quale è stata esclusa qualsiasi voce di dissenso, spaccia un coacervo di promesse mirabolanti quanto estemporanee sugli usi dei finanziamenti decennali (a questo punto  tutt’altro che certi, considerato il nuovo governo italiano) senza neppure accennare che processi così complessi comportano  elevati costi aggiuntivi e  che gran parte di quei soldi, peraltro prelevati dalle nostre tasche, sarebbero impiegati per farvi fronte.

Risparmi e ottimizzazioni della macchina comunale e dei connessi servizi ai cittadini potrebbero ben più agevolmente essere ottenuti con lo strumento delle Unioni Intercomunali che consentirebbe collaborazioni proficue senza le problematiche derivanti dall’annullamento delle singole municipalità. Allo stesso modo un incisivo ruolo di coordinamento complessivo, di razionalizzazione, di omogeneizzazione di servizi, processi e regolamenti procedurali nell’area di competenza potrebbe essere assegnato alla Città Metropolitana.

Durante un consiglio comunale, di fronte a queste osservazioni, lo stesso Sermenghi affermò che ciò era impossibile per la competizione per le poltrone che impegnava i sindaci nostrani.  Questo non significa forse che il vostro partito è drammaticamente privo di una visione d’ insieme e della capacità di disegnare linee complessive di governo del territorio?  Dovremmo quindi rassegnarci a una politica “muscolare” per cui, come sostenuto da chi ha voluto trascinarci in  questa avventura, quando saremo un comune di 27.000 abitanti (Castenaso ne ha 15.000 e Granarolo 12.000) potremo fare la voce grossa con Bologna, ottenere agevolazioni e corridoi privilegiati sgomitando e sopravanzando altri comuni di minori dimensioni e, addirittura, battere i pugni sul tavolo con Hera? Insomma, una sorta di “bullismo istituzionale”?

No, Signor Presidente, noi non ci rassegniamo a che questa sia “la bella politica” invocata dal suo partito!

Per questo chiediamo formalmente una sospensione delle operazioni referendarie fissate per il 7 ottobre anche perché registriamo una crescente ostilità della cittadinanza di fronte alla prospettiva di una fusione e si tratterebbe di soldi pubblici buttati al vento.

Se qualcuno vorrà riproporre questa strada che lo faccia dopo essersi presentato alle elezioni amministrative di primavera con un programma elettorale che indichi al primo punto la volontà di procedere a un processo di fusione con altri comuni. Questa volta presentando davvero ai cittadini in maniera seria vantaggi e criticità di questa scelta.

Per quanto riguarda la nostra fusione, fino a oggi,  ciò non è stato fatto.

Nulla vieta che, dopo una pausa di riflessione, qualcuno voglia fare ciò in futuro.

Oggi sulla fusione tra Castenaso e Granarolo dell’ Emilia  gravano troppi punti oscuri e procedere significherebbe un ulteriore colpo alla credibilità della politica.

Con i migliori saluti.

Comitato Per il NO alla Fusione dei Comuni di Granarolo dell’Emilia e Castenaso”.

Castenaso,  5  settembre 2018